L’ultima Buonanotte
Al mattino dell’8 marzo, è di nuovo tutto pronto per la partenza di Don Orione alla volta di Sanremo. Ma Don Orione decide il rinvio di un altro giorno,
Don Calegari ricorda: “Io avevo già preparato la macchina davanti alla porta della casa. Visto che Don Orione tardava ad uscire di camera, mi avviai verso di quella. Dall’atteggiamento di Don Bariani che stava uscendo di là, compresi che erano sorte delle difficoltà. Entrai nella camera e lo trovai seduto e nell’atteggiamento di chi vuol prendere una decisione all’ultimo momento. Accanto gli stava il dottor Codevilla. Tutti noi, ma specialmente Don Bariani, tentavamo di dissuaderlo e di farlo tornare sull’idea di partire quel mattino, ma egli resisteva. Ottenne in fine di poter rinviare soltanto al giorno seguente, e, in tono da non essere preso del tutto sul serio, disse testualmente così: Vado a Sanremo per farvi contenti, ma tornerò in una cassa“.
Nel pomeriggio incontra gli undici chierici che avrebbero ricevuto il giorno seguente il diaconato: “Sentendoci venir meno le forze e la vita che se ne va, noi anziani possiamo avere un conforto guardando a voi ai quali affidiamo il Vangelo, la croce, la stola, l’altare, tutto…”.
Verso sera, Zambarbieri porta a Don Orione il Registro delle Sante Messe che aveva sistemato assieme a don Carradori. “Ne fu contento, mi ringraziò e poi con un paterno sorriso, mi disse queste testuali parole: E così abbiamo passato l’ultima giornata insieme… Io non potei articolar parola, per la commozione”, ricorda Zambarbieri.
Dopo le preghiere della sera, nella cappella del Paterno, Don Orione dà l’ultima Buona Notte.
Inizia dicendo: “Sono venuto, sono venuto a darvi la Buona Notte, e sono venuto anche per salutarvi, perché, piacendo a Dio, domani mi assenterò per qualche tempo; per poco o per molto o anche per sempre, come piacerà al Signore. E nessuno più di me sa che la mia vita, benché apparentemente data l’età, sia ancora florida, nessuno più di me sente che questa mia vita è attaccata ad un filo e che tutti i momenti possono essere gli ultimi. È misericordia del Signore se sono ancora qui a parlarvi. Quindi mi vedo davanti e vicina la morte, più che non l’abbia mai veduta e sentita così vicina”.
Le parole scorrono pacate e serene, rassegnate alla Volontà di Dio.
Ora mi vogliono mandare a San Remo, perché pensano che là, quelle aure (enfatico), quel clima, quel sole, quel riposo possano portare qualche giovamento a quel poco di vita che può essere ancora in me. Però non è tra le palme che io voglio vivere! E, se potessi esprimere un desiderio, direi che non è tra le palme che voglio vivere e morire, ma tra i poveri che sono Gesù Cristo!
Si dice “spiacente di non poter assistere dopo domani alla prima Messa del nostro fratello che viene ordinato domani (don Pigoli)” e ricorda “quell’altro nostro fratello che sarà pure ordinato domani a Roma (don Kisilak). Ha presente la Polonia, da poco invasa dalle truppe naziste: “Io amo tanto i Polacchi! Li ho amati fin da ragazzo, li ho sempre amati! Vogliate sempre bene a questi vostri fratelli!”.
Seguono alcune raccomandazioni.
“Nulla ci deve essere più caro che compiere in noi la volontà del Signore! Anche voi vogliate vivere sempre alla presenza del Signore; vogliate fare sempre la volontà di Dio”.
“Vi raccomando di stare e di vivere sempre umili e piccoli ai piedi della Chiesa, come bambini, con piena adesione di mente, di cuore e di opere, con pieno abbandono ai piedi dei Vescovi, della Chiesa!
Cercate di amare sempre il Signore, camminate nella via di Dio, non desiderate altro che di vivere secondo le leggi di Dio, secondo la vostra vocazione, adempiendo non solo quello che è la legge di Dio, i Comandamenti di Dio, ma anche quelli che sono i consigli della perfezione, i voti religiosi coi quali vi siete legati alla Chiesa e alla Congregazione.
Con cuore di padre, Don Orione affida i suoi figli alla madre: “La prima grande madre è Maria santissima. La seconda grande Madre è la Chiesa. La terza, piccola ma pur grande Madre, è la nostra Congregazione”.
Fa ancora una specie di riassunto di quello che gli sta più a cuore: “Siate tutti di Maria Santissima! Siate tutti “roba” della Chiesa! Amate molto il Signore! Siate devotissimi della Madonna! Evitate ad ogni costo, a costo di qualunque sacrificio, il peccato, tutti i peccati”. Poi raccomanda la Confessione, la Santa Comunione per vivere “nell’unione di Cristo, ad esserne un giorno ministri non indegni”.
Infine conclude: “Questa è una Buona Notte tutta speciale, tutta particolare, e voi lo sentite… Dunque, addio, cari figliuoli! (si ferma un istante, china il capo appoggiandosi alla balaustra, commosso) Pregherete per me ed io vi porterò tutti i giorni sull’altare e pregherò per voi. Buona Notte!”.
Quasi per tacito accordo nessuno si muove dai banchi. Don Orione si inginocchia e appoggia la testa sulle braccia intrecciate sulla mensa dell’Altare. Si sente un silenzio pieno di commozione. Parecchi piangono. Passano alcuni minuti. Poi il canonico Perduca prega un chierico di andare a chiedere al Direttore la benedizione per tutti.
Don Orione si alza, recita un’Ave Maria e con ampio gesto benedice, dicendo: “Gratia, misericordia, pax, et benedictio Dei Omnipotentis: Patris et Filii et Spiritus Sancti descendat super me et super vos, et maneat semper nobiscum. Amen”.