L’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione
Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani – 18-25 Gennaio 2017
Carissimi confratelli,
colpisce come il nostro Fondatore fin dalle prime formulazioni carismatiche, a partire dal 1898, inserisca negli articoli, nei promemoria ed infine nelle bozze della regola, di impegnarci per ottenere l’unione delle Chiese separate. Un’ispirazione definitivamente confermata dall’ <<Altissimo consiglio>> di Leone XIII del 10 gennaio 1902. Non poteva essere diversamente, essendo nel cuore del carisma il motto di “instaurare omnia in Christo”. E in quell’ <<omnia>> c’è ovviamente l’unità dei Cristiani, ricercata con la preghiera (visita quotidiana al SS.mo per l’unione delle Chiese), con l’<<ecumenismo della carità>> dei Piccoli Cottolengo aperti a tutti e con l’espansione della Congregazione nelle frontiere ecumeniche (Palestina, Rodi, Albania, Inghilterra, USA…).
Se coltivò una passione ecumenica in periodi difficili e non certo aperti al dialogo, possiamo solo immaginare quanto gioirebbe ora Don Orione dopo la svolta conciliare, chissà con che passione si adopererebbe per la causa dell’unità. Non credo di osare molto se pensassi che il nostro Fondatore direbbe: “sull’impegno ecumenico non dobbiamo essere secondi a nessuno”. E’ per questo che l’azione per l’unità, inserita al n. 8 delle Costituzioni e, quanto mai attuale, dovrebbe essere per noi un incentivo a coltivare una sensibilità ecumenica e a vivere in modo fruttuoso l’Ottavario incipiente.
Quest’anno la Settimana di Preghiera per l’unità dei cristiani cade nel V centenario della Riforma ed il leit motiv è quello di mettere in luce come, dopo quello di Berlino, ci siano ancora tanti muri che ci separano dai nostri fratelli cristiani non cattolici e che devono essere abbattuti. La commissione che ha elaborato il testo ha ricordato che il muro di Berlino è caduto a cominciare dal movimento “Peace prayer”, che metteva candele alle finestre, alle porte e pregava per la libertà. Tanto è vero che Horst Sindermann, uno dei leader della Repubblica Democratica Tedesca, sentenziò a posteriori: “Avevamo pianificato tutto, eravamo preparati a tutto, ma non alle candele e alle preghiere”.
La preghiera e le “candele” (nel senso della testimonianza comune) sono i due strumenti necessari per far cadere i muri che tuttora dividono i cristiani. Innanzitutto la preghiera, poiché l’unità non è tanto frutto di sforzi umani, quanto un dono dall’alto: non per niente Gesù non ha imposto ai suoi di stare uniti, bensì ha pregato, ha chiesto al Padre che fossero una cosa sola, riconoscendo che non è opera semplicemente umana. Allora in questa settimana sensibilizziamo, preghiamo e facciamo pregare “ut unum sint”! Nel contempo dobbiamo “accendere la candela”: dobbiamo illuminare le tenebre della divisione, dei muri, dei pregiudizi, dei conflitti con la luce dell’umiltà, dell’accoglienza, del rispetto, del dialogo. Sarebbe bello che attraverso il delegato diocesano, in parrocchia o in comunità, al posto della solita riunione, si invitasse un fratello della Chiesa Ortodossa o Riformata, per conoscere lui e gli accenti caratteristici della sua comunità. Oppure, perché no, invitare uno di loro per un ritiro, a partire da un brano biblico! Quanti muri cadrebbero con la conoscenza vera dell’altro e con la collaborazione!
Concludo con alcune indicazioni che possono essere utili per vivere la Settimana di preghiera per l’unità in parrocchia e in comunità.
1. Innanzitutto è utile riscoprire e valorizzare quanto già esiste per noi nella liturgia: il Padre nostro, le Preghiere eucaristiche (tutte le 13 Anafore del Messale, dopo l’offerta che segue la narrazione della Cena, rivolgono al Padre la supplica per l’unità della Chiesa), i formulari di Messa proposti dal Messale, il sussidio per l’Ottavario, la preghiera dei fedeli, la visita al Santissimo Sacramento…
2. Nella settimana dal 18 al 25 gennaio è opportuno ricordare ogni giorno, e a maggior ragione la domenica, il tema dell’unità dei cristiani. Nella celebrazione eucaristica e nella liturgia delle Ore è utile inserire intenzioni di preghiera specifiche.
3. Se si fanno preghiere comuni con fratelli e sorelle di altre confessioni cristiane, è buona cosa, dopo una breve presentazione, seguire lo schema di una liturgia della Parola con brani scelti e concordati prima; l’omelia può essere anche a più voci da parte di coloro che presiedono.
4. Si può suggerire anche una preghiera da fare in famiglia ogni giorno della settimana, in particolare la recita del Padre nostro o la preghiera dell’Abbé Couturier, precedentemente distribuita in parrocchia.
5. Particolari argomenti di riflessione in comune possono essere gli inviti del Papa all’unità, la conoscenza dei suoi scritti e, in particolare, il Decreto conciliare per l’Ecumenismo “Unitatis Redintegratio”, l’Enciclica “Ut Unum Sint” e la Lettera Apostolica “Orientale Lumen”.
Spronati dall’esempio di Don Orione e dal forte appello di Papa Francesco, convinciamoci che “l’ecumenismo non è più una opzione per esperti, ma un obbligo per tutti” (card. Hume). Si, un dolce obbligo di figli che accolgono gioiosi l’eredità paterna.
Don Felice Bruno