Don Orione e il Papa
In questi giorni che vedono impegnato Papa Francesco nel viaggio apostolico in Sud America vogliamo focalizzarci sul Santo Padre poichè ricordiamo il rapporto che lega San Luigi Orione al Papa.
Don Orione non era un esaltato papalino, ma amava il Papa, chiunque fosse, senza distinzione di nomi, come riconosceva di avere imparato da don Bosco. Nel 1933, conversando con un suo chierico, giunse a dire: “Anche se fosse stato fatto Papa Garibaldi, sarebbe Papa, sarebbe Papa! Ricordatevi di queste parole. Il figlio della Divina Provvidenza deve essere una grande forza di amore alla Santa Chiesa e al Papa, qualunque nome porti….” E aggiungeva: “Vi lascio dei debiti, ma vi lascio anche – ed è quel che più preme – il buon nome di figli devoti alla Santa Chiesa….”
In più di una occasione amava ripetere ai suoi chierici e sacerdoti qual era lo scopo della sua istituzione: “Fine della nostra Congregazione è istruire nella fede i poveri e gli ignoranti nelle cose di Dio, e farli rivolgere alla Chiesa Madre di Roma… Niente sta più a cuore ai Congregati che di rendersi ogni giorno e ad ogni istante quasi olocausti viventi di riverenza, di obbedienza cieca e di amore tenerissimo alla Chiesa e al dolce Cristo in terra che è il Papa. Per quanto siamo pochi e piccoli nessuno ci dovrà vincere nel lavorare e sacrificarci a diffondere e radicare nei cuori l’amore al Romano Pontefice quanto più accanita è la guerra che contro di lui si combatte… Tutta la nostra vita e tutte le nostre operazioni debbono attestare che siamo i veri figli della Chiesa…” ( Scritti , 110,97).
“Parliamo volentieri di chi tanto amiamo, del Papa: parliamo della Sua autorità, dell’obbedienza che gli dobbiamo, della sapienza delle Sue disposizioni, della devozione che si deve al Papa. Il nostro Credo è il Papa, la nostra morale è il Papa; il nostro amore, il nostro cuore, la ragione della nostra vita è il Papa. Per noi il Papa è Gesù Cristo: amare il Papa e amare Gesù è la stessa cosa; ascoltare e seguire il Papa è ascoltare e seguire Gesù Cristo; servire il Papa è servire Gesù Cristo; dare la vita per il Papa è dare la vita per Gesù Cristo!” (Lettera del 5 gennaio 1928; Scritti , 52,66).
“Facciamoci un grande e dolce obbligo di praticare anche le minime raccomandazioni del Papa. In una parola, siate sempre e ovunque figli devotissimi del Papa; date energie, cuore, mente e vita a sostegno della Chiesa di Roma, Madre e Capo di ogni e di tutte le Chiese del mondo; a sostegno del Papa, della Sua autorità e libertà, e a diffusione del Suo amore.” (Lettera del 5 gennaio 1928; Scritti , 52,66).
Noi dobbiamo palpitare e far palpitare migliaia e migliaia di cuori attorno al cuore del Papa. Dobbiamo portare specialmente a lui i piccoli e le classi degli umili lavoratori, tanto insidiate, portare al Papa i poveri, gli afflitti, i reietti, che sono i più cari a Cristo e i veri tesori della Chiesa di Gesù Cristo. Dal labbro del Papa il popolo ascolterà, non le parole che eccitano all’odio di classe, alla distruzione e allo sterminio, ma le parole di vita eterna, le parole di verità, di giustizia, di carità: parole di pace, di bontà, di concordia, che invitano ad amarci gli uni con gli altri, e a darci la mano per camminare insieme, verso un migliore, più cristiano e più civile avvenire (Lettera del 29 giugno 1937; Scritti , 52,39).